lunedì 3 aprile 2017

"Non è successo niente" - Tiziano Sclavi


Se dovessi amare il mio prossimo come me stesso, sarei un serial killer.

Partiamo dal presupposto che quando parlo di Tiziano Sclavi, non posso essere imparziale. Ammetto di essere un fan di Dylan Dog della prima ora –quello quando ogni storia era un capolavoro, che già cominciavi a innamorartene dalla copertina appesa all’edicola in quell’appuntamento mensile che era un piacere che non tornerà più. Sclavi non aveva creato solo un personaggio che funzionava o delle atmosfere azzeccate: aveva creato un genere completamente nuovo, qualcosa che non c’era prima in Italia. Prima delle graphic novel e delle nuove ondate di fumettisti, è stato lui a dare una dignità letteraria ai fumetti, con storie ben congegnate, piene di humour (nero o bianco), un intero mondo che respirava e che per noi lettori era diventata una seconda casa.
Poche chiacchiere: non posso non voler bene a Tiziano.
E non si può, di conseguenza, non voler bene anche a questo “Non è successo niente” (Mondadori), romanzo del 1997 che riprende temi, storie e personaggi collegati in qualche modo all’esperienza di Dylan Dog (che nel libro diventa il controverso fumetto “Daryl Zed”).
Il romanzo segue, infatti, alcuni personaggi, con vicende apparentemente slegate all’inizio, e intrecciate con alcune pagine di un possibile seguito di “Dellamorte Dellamore” (best-seller di Sclavi e ispirazione per Dylan Dog, portato anche sul grande schermo in un film che rivedo sempre molto volentieri).
E se i personaggi di Tom l’acolizzato e Cohan il nevrotico sembrano entrambi richiamare a Sclavi stesso, nel libro si possono riconoscere tanti personaggi legati al mondo di Dylan Dog, dall’editore Bonelli a editor, sceneggiatori, fumettisti –tutta gente che i lettori patiti di DYD hanno imparato a conoscere col tempo. Il romanzo, in qualche misura, fornisce una sorta di dietro le quinte del mondo del fumetto, in un momento in cui la Bonelli era sulla cresta dell’onda con vendite incredibili. Sclavi sputtana con affetto i vari addetti ai lavori, in un’operazione che, invece di ridicolizzarli, li fa sentire ancora più umani e di famiglia (e tra l’altro scoprirete anche come nascevano le famigerate battute a raffica di Groucho).
Al di là di questo aspetto, che farà felici i fan di vecchia data, “Non è successo niente” è un romanzo davvero molto piacevole, pieno di riflessioni brillanti, ironia e personaggi ai quali finisci per affezionarti talmente tanto che vorresti poterli incontrare nella realtà. Sclavi rende benissimo i dialoghi, e il tutto è così verosimile dal diventare quasi il racconto che ti fa un amico riguardo alcuna gente che conosce –e un racconto credibile e divertente.
Intendiamoci: Sclavi tratta anche argomenti serissimi in questa storia, affrontando alcuni demoni personali come l’alcolismo. Nel degrado in cui è immerso Tom è facile vedere lo stesso Sclavi ai tempi in cui era schiavo del bere. Cohan, invece, rappresenta la “parte successiva”, lo Sclavi che ha superato la dipendenza e ora si trova a combattere le proprie nevrosi, supportato/sopportato dalla moglie. In generale, i personaggi del romanzo sono talmente imbevuti in un mondo di paranoie, di nevrosi e di depressioni, che leggerlo potrà farvi sentire bene per riflesso. Tom, Cohan e gli altri non capiscono il mondo e non vogliono capirlo (uno dei personaggi ha una filosofia sintetizzabile nella frase: non me ne frega un cazzo), e quando devono averci a che fare, usano l’ironia per restare a galla.
Con mia grande sorpresa, il romanzo non ebbe il successo previsto, portando Sclavi ad allontanarsi ancora una volta dalla parola scritta (prima di abbandonare anche, seppur temporaneamente, il fumetto). Il che è un vero peccato, perché “Non è successo niente” è stato per me uno di quei libri che leggi di slancio, che ti porti dietro anche nei 5 minuti libri che ti riesci a ritagliare qui e lì, non tanto o non solo perché vuoi sapere come va a finire, ma perché è un libro che finisce per tenerti compagnia –il che, credo, sia un risultato eccezionale per un autore.
Se vi piaceva Dylan Dog, vi piacerà anche questo libro. Se non vi piaceva, vi prenderà lo stesso –e lo rileggerete tra qualche tempo, garantito.

Marco
www.marcozangari.it

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